Tutor apprendista avvoltoio? Sfatiamo un Mito!

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L’apprendistato è un contratto speciale di lavoro, con la finalità di inserire i giovani sotto i 30 anni in un contesto lavorativo e di formazione e costituisce per l’azienda, forza lavoro, gravante in maniera esigua sul carico contributivo.

Purtroppo molte aziende non hanno le idee chiare su come gestire al meglio questo rapporto e rischiano così di sprecare tempo, denaro e risorse umane.

La famosa credenza, che vede il tutor apprendista avvoltoio all’interno dell’azienda è radicata in molte realtà e spesso porta a scarsi risultati nel tempo, oltre a non essere proprio un obbligo di legge nel senso del termine di visionarlo in modo assiduo. Vediamo insieme come gestire al  meglio questo rapporto, in modo da essere proficuo sia per l’azienda che per l’apprendista.

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Fase preliminare: la giusta mentalità

Il rapporto di Apprendistato (di cui abbiamo parlato anche in questo articolo) presuppone necessariamente due figure: chi insegna e chi apprende. Due figure ben diverse, con esigenze e problemi distinti, che si trovano a collaborare. Fondamentale, quindi, è la consapevolezza che l’azienda ha di tale percorso e soprattutto cercare di sfatare il mito “tutor apprendista avvoltoio”.

Infatti, l’obiettivo dell’Apprendistato è trasformare un giovane inesperto in un dipendente autonomo, secondo un processo di educazione che lo renda affine all’azienda stessa.

Ciò significa che l’azienda deve già preventivare l’inesperienza, l’ingenuità, la paura del candidato e trovare il percorso migliore per fargli esprimere al massimo le proprie capacità.

L’azienda deve analizzare le varie attività da proporre, in virtù delle competenze dell’apprendista al momento iniziale. Ciò permette un iter studiato e coinvolgente in cui il giovane è parte attiva del percorso. Analizzare questi elementi è la base preliminare di ogni sano Apprendistato.

Stabilire le attività da assegnare

Da un punto di vista operativo, per pianificare le attività da assegnare all’apprendista può essere utile procedere nel seguente modo.

Suddividere il percorso necessario per acquisire la professionalità richiesta dal ruolo professionale in tre distinti periodi:

  • primo periodo: è la fase iniziale in cui l’apprendista acquisisce “familiarità” con il contesto e sviluppa una prima base di competenze, diventando autonomo solo sulle attività più semplici; 
  • secondo periodo: l’apprendista sviluppa progressivamente la sua autonomia su un numero crescente di attività, cominciando anche ad affrontare i compiti più complessi;
  • terzo periodo: l’apprendista consolida definitivamente le competenze necessarie a ricoprire il ruolo professionale, diventando sufficientemente autonomo anche nell’affrontare i compiti più complessi. 

La durata di ognuno di questi periodi può variare nelle diverse situazioni. Si dovrà stabilire un’ipotesi di scansione temporale in relazione al tipo di ruolo professionale da sviluppare, alle caratteristiche degli apprendisti, all’organizzazione e alle priorità dell’impresa.

Sono fortemente convinta che il confronto e lo scambio di opinioni quotidiani siano alla base della crescita professionale e aziendale. Entra anche tu a fare parte della mia rete su LinkedIn.

L’Apprendistato davvero ruba il tempo?

Un buon percorso di Apprendistato non deve essere visto in ottica di spreco di tempo ma come un investimento che l’imprenditore lungimirante fa. 
Tale procedimento richiede naturalmente del tempo, ma non stipulare un contratto di Apprendistato, per paura di dover stare in simbiosi con l’apprendista, allontana l’azienda da tutte quelle possibilità di sgravio contributivo che potrebbero fare la differenza sul carico fiscale.

Tutor apprendista avvoltoio: tra apprendistato e responsabilità

Non è possibile una crescita, senza un minimo di responsabilità. 

Ovviamente, la responsabilità affidata all’apprendista deve essere controllata,  tramite una progressiva crescita: si parte da un affiancamento iniziale, in cui il giovane è visionato e guidato, fino ad un progressivo allontanamento di controllo mano a mano che le competenze maturano e si consolidano. Il fine rimane sempre lo stesso: rendere l’apprendista sempre più consapevole e quindi più redditizio per l’azienda.

Conclusioni

In conclusione l’apprendistato è un ottimo contratto per qualificare le risorse umane aziendali in quanto si va a customizzare, tramite la formazione, personale che parte da zero e come abbiamo visto, con un impegno costante ma in maniera progressivamente indipendente.

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